Rovetta: Territorio-Costume-Tradizioni-Storia

Storia-Economia

Descrizione

Rovetta e S.Lorenzo: descrizione fisica del territorio

Rovetta e S.Lorenzo si trovano in una bellissima posizione geografica in un territorio che si estende dalle propaggini della Presolana fino all'estremo Sud dell'altopiano di Clusone, per circa 24 km. quadrati pari a 36308 pertiche bergamasche (anticamente il territorio era composto per la maggior parte da pascoli, boschi e prati).

Rovetta è alta circa 700 mt. slm e le montagne che la circondano sono di varia altezza: a Nord ci sono il monte Blum 1302 mt. e il monte Parè alto 1642 mt.; a Nord-Est la Presolana alta 2521 mt.; a Est il monte Pora alto 1876 mt. e il monte Falecchio alto 902 mt.; a Sud c'è la catena del Pizzo Formico la cui vetta più alta raggiunge i 1637 mt.; ad Ovest non ci sono monti che delimitano la pianura in quanto questa catena prosegue e termina a Ponte Nossa.
Il monte Falecchio e la catena del Pizzo Formico sono privi di monti intermediari in quanto a Valle c'è il passaggio del fiume Borlezza. La pianura è chiamata Agro (AGHER) ed in fondo a questa è situata la frazione dal nome S.Lorenzo. Da uno studio che ha effettuato il Prof. Rocco Zambelli risulta che tutta questa zona si estendeva da Castione della Presolana fino a Clusone e Lovere, era sommersa dalle acque del mare, gradualmente si elevò e il movimento definitivo risultò circa venti milioni di anni fa', mettendo a nudo la roccia di costituzione dolomitica.

I torrenti anticamente avevano corsi diversi, il Serio, ad esempio, passava per la Cantoniera della Presolana ed allagava tutto il territorio da Castione a Clusone. Gradualmente la situazione si modificò, il Serio cambiò percorso ma un altro torrente che confluiva verso Sovere cominciò man mano a erodere il terreno, in questo modo nacque l'attuale Valle Borlezza in cui il torrente ad un certo punto scaverà nel corso di milioni di anni il letto sottoterra e troverà sfogo alle spalle di Castro. Due milioni di anni fa' la Valle Borlezza era fatta nelle sue linee essenziali, e il torrente continuando a trasportare materiale addolcì i contorni. Questo materiale che col passare del tempo si saldò, costituì un tipo di marmo molto pregiato che venne poi utilizzato per la costruzione degli altari delle chiese in zona. Ci furono anche delle glaciazioni, alle quali la Val Borlezza resistette, ma esse influirono poi sulla conformazione della roccia della catena del Formico, in quanto il continuo gelarsi e sgelarsi delle acquee ha avuto come risultato la friabilità della roccia.

La casa dei contadini

La casa dei contadini si articolava principalmente su tre piani. A piano terra c'erano le stalle e la cucina, al primo piano le camere da letto e all'ultimo il solaio. La cucina serviva come luogo per la fabbricazione dei formaggi, salami, ecc., oltre che al suo compito specifico. Il solaio era diviso in due parti, una di queste era destinata alla raccolta del fieno e l'altra alla raccolta delle granaglie ed altre provviste. La casa generalmente aveva un porticato in pietra e nel solaio era fissata la ruota che serviva al trasporto del fieno in solaio.

Attorno al complesso della casa c'erano altre stalle che circondavano il cortile. Lungo questo cortile era possibile vedere delle gabbie con i conigli e spesso capitava di vedere girare le galline e i gatti. La casa dei contadini è ancora immutata e spesso in cortile si può vedere un trattore invece di un carretto, segno che il cavallo è quasi scomparso ed è stato sostituito da macchine più all'avanguardia. Il paese ha subito numerose trasformazioni e le case antiche rimaste intatte sono poche, le altre che sono state abbattute vengono ricostruite nello stesso stile; talvolta capita di vedere degli affreschi che decoravano i muri raffiguranti la Madonna e i Santi.


Rovetta: La Storia

Il nome di Rovetta deriva da Rovere, in quanto anticamente si chiamava Roèta perchè c'erano molte piante di questo tipo di quercia, assume la sua definitiva forma nel 1500 (il nome definitivo risulta da un rògito del noto Bartolomeo de Grassis figlio di Giuseppe di Rovetta datato 1517). Quello di S.Lorenzo era Gavazzo di S.Lorenzo come risulta dal diploma rilasciato dal re Lotario nel 1132 a favore dei canonici S.Vincenzo in Bergamo. Con l'andare del tempo il nome del titolare della chiesa di S.Lorenzo fece scomparire Gavazzo e rimase invece al più vicino paese Songavazzo.Le prime notizie storiche di Rovetta risalgono agli ani 1080 e 1090, periodo in cui il vescovo Arnolfo effettuava una politica per controllare lo strapotere dei conti Martinengo, costringendoli a rinunciare ai loro possedimenti di Clusone e Rovetta. Nel 1378 Rovetta e S.Lorenzo vengono bruciate nelle lotte tra guelfi e Ghibellini ( la valle Seriana Superiore si mantenne sempre fedele al Papa cioè Guelfa perciò fu devastata da Ghibellini fautori dell'imperatore di Germania), dalle cronache del Castello risulta che nel 1373 era in mano ai Ghibellini e che i Guelfi se ne impadronirono, nel 1378 ci fu una lotta particolarmente lunga tra queste due fazioni con il risultato che il conflitto si estese anche a Rovetta, Fino, Onore, Songavazzo, Cerete Alto e Basso e parte di Clusone. Vi furono moltissime vittime tra cui uomini e animali. Vi fu in questo periodo una carestia e pestilenza che furono le più terribili che la storia ricordi. Nel 1395 ci fu una tregua ma il castello stava ormai andando in rovina, tanto è vero che alcuni documenti datati 1412 parlano di ruderi del vecchio castello; (Donato Calvi nelle sue "Effemeridi Sacro Profane" dice che le lotte fratricide cessarono per qualche tempo nel bergamasco quando vi giunse S.Bernardino da Siena che, con la sua predicazione, riuscì a pacificare le fazioni), S.Bernardino venne anche a Clusone nell'anno 1411.

I Costumi

Il costume di Rovetta era molto semplice in quanto le donne avevano una gonna piuttosto lunga, sopra c'era una camicetta che generalmente era coperta da un piccolo scialle le cui ciocche venivano annodate dietro, sopra la gonna c'era un grosso grembiule e il fazzoletto annodato ed ai piedi calzavano gli zoccoli; in occasione delle feste, dei matrimoni gli abiti avevano lo scialle o il grembiule o il fazzoletto di colore più vivace. L'uomo era vestito con un completo di velluto a coste larghe i cui pantaloni, a volte erano alla zuava ed avevano il farsetto di velluto, a cui c'era sempre attaccata la catena dell'orologio. Sulle spalle d'inverno per proteggersi utilizzavano un ampio mantello di panno, molto spesso chiamato tabarro (GABA') e ai piedi portavano una specie di scarponi chiamati comunemente SGALBER. I bambini alcune volte avevano i pantaloni con un'apertura sul sedere, chiamate BRAGHE COLA SPORTA.

Soprannomi e Stemma

Il soprannome: Rovetta ha una popolazione sobria e orgogliosa e per via delle persone della famiglia Fantoni che hanno reso famosa Rovetta, hanno chiamato "Galli" i suoi abitanti, in quanto il gallo è noto come il capoccia del cortile.
Altro soprannome con cui i bergamaschi chiamarono I Rovettesi è stato dato in merito della Famiglia Fantoni: I Fantù, i Berdegnaga. Quasi tutte le famiglie di Rovetta avevano un soprannome, dato per una più pronta e rapida identificazione, ad esempio:

Mucci: mozziconi di sigari

Paisòle: cinciallegre

Gaistù: grossi galli

 

E poi ancora BERTAC, CASCì, PAOLE, MESì, SGHERE, e altri.
Anticamente lo stemma di Rovetta raffigurava una pianta di quercia con il seguente motto: "Mi spezzo ma non mi piego", motto che indica chiaramente il carattere degli abitanti di questo paese. Il secondo stemma invece aveva il leone con sotto il fuoco, in quanto il leone indica la fierezza e il coraggio della popolazione, il fuoco invece si riferisce al fuoco dello stemma di Bergamo. Lo stemma attuale invece è sormontato da una corona che evidentemente si riferisce al castello che anticamente c'era in S.Lorenzo; lo stemma è diviso in tre parti: la prima raffigura un leone, la seconda, piccola, è vuota, la terza raffigura tre piante di Rovere, che si riferisce così al primo stemma.

Tradizioni

Rovetta non ha molte tradizioni e quelle poche sono di carattere religioso. Tradizione molto importante e sentita è quella del Triduo dei morti, per la quale l'altare viene vestito da un apparato ricchissimo di decorazioni. Quando vengono accese le candele tutto l'insieme risulta molto imponente e maestoso. Altra fase importante è quella dell'apparizione della Madonna del Santuario di Sommaprada; la storia ci racconta che la notte del 2 Luglio del 1553 sei uomini discendevano dalla Cantoniera verso Clusone con il loro carico di minerali e legname, trasportavano cioè il materiale dalla Valle di Scalve ai lavoratori della Val Seriana. Nonostante la luce che proveniva dai fuochi accesi del guardiano (in quel luogo vi era una Santella con annesso il rifugio del guardiano), i viandanti furono assaliti da banditi armati; in tal frangente, essendo in minoranza, essi si raccomandarono alla Madonna della Santella. Così all'improvviso dalla Cappelletta si sprigionò una forte luce che spaventò i briganti che si diedero alla fuga. La Madonna domandò quindi ai viandanti di erigere in suo nome un Santuario in quel luogo. I primi a soddisfare il desiderio della Vergine furono i membri della corporazione del legno denominati "Capi Novanta". Questa compagnia curò fin dal 1544 la costruzione di una piccola chiesa in onore della Madonna dei viandanti, e Rovetta ogni anno ricorda solennemente l'apparizione in quel luogo.. L'immagine è un affresco del 1400, la Madonna ha in braccio Gesù Bambino e ai lati S.Sebastiano, protettore degli artigiani, e S.Rocco, Protettore degli apprestati. L'affresco è dipinto molto bene, le figure, le pose, le espressioni dei volti stessi indicano che sono stati dipinti da una persona esperta. L'altare è sempre della casa dei Fantoni. Gli altari laterali hanno due tele del '700, raffiguranti santi e sante a cui la popolazione era devota: S.Narno, S.Lorenzo, S.Apollonia e S.Lucia. Da notare sono i quadri lungo le pareti raffiguranti le varie Grazie distribuite dalla Madonna alla gente del luogo. La festa della Madonna del Rosario a S.Lorenzo è chiamata "La Mare"; oltre alla processione a cui partecipa tutta la popolazione con la statua della Madonna c'è una fiera con banchetti sparsi per le vie. Anche a Rovetta vengono fatte molte processioni duranti le quali in chiesa vengono messi gli arredi più belli, e anche porte e finestre delle vie in cui passa la processione vengono ornate con fiori e lumini. Altra usanza sentita era quella del carnevale, periodo in cui i ragazzi giravano sopra di un carretto decorato con nastri per chiedere caramelle e frittelle. Una tradizione piuttosto recente è quella del concorso dei presepi, dove adulti e ragazzi concorrono per il presepe più bello. Infine possiamo citare varie attività estive come il "Palio degli Asini" a S.Lorenzo e la Sgambata al Monte Blum, che si fa in Agosto a Rovetta, che sono ormai vere e proprie tradizioni.

Gli Ex-Voto

Nel nostro Santuario gli ex-voto sono numerosi e testimoniano le grazie che la Madonna ha dispensato. Da sempre gli ex-voto hanno costituito un patrimonio rilevante nei vari Santuari, sono di vario tipo:

ex-voto di vario genere che sono costituiti da proiettili estratti da ferite, o riproduzioni delle parti malate, fotografie, piccole candele etc.
ex-voto di carattere pittorico che rappresentano il fatto accaduto.
Comunque entrambi i tipi sono una testimonianza religiosa e storica di un determinato periodo. Gli ex-voto più conosciuti e forse anche i più affascinanti sono i dipinti. L'artista che dipinge questi quadri deve possedere una notevole tecnica espressiva in quanto deve saper rappresentare con efficacia la scena commissionatagli. Il risultato è che questi dipinti stanno riscotendo un notevole successo presso la gente, che capisce immediatamente il significato di queste scene e nello stesso tempo rimane meravigliata della bravura tecnica che troppo spesso viene semplificata con l'attributo naif. Infatti se noi osserviamo bene uno di questi dipinti ci accorgiamo di come sia curato nei particolari; le scene non sono prive di prospettiva, i personaggi portano sui volti i loro stati d'animo, anche gli stessi colori sono tutti in armonia fra di loro e la conseguenza è che questo dipinto risulta essere una gradevolissima sorpresa. Non sarà eseguito da Raffaello, Michelangelo o dal Tiepolo ma è sempre una preziosa testimonianza del nostro passato anche se di un artista sconosciuto. La Bergamasca è ricca di Santuari dedicati alla Madonna e ai santi, per rendersene conto basti pensare a quelli nella zona di Clusone dove alcuni Santuari richiamano devoti da tutta la zona; nella Chiesa del Paradiso di Clusone c'è la Madonna Addolorata, ad Ardesio c'è un altro Santuario dedicato alla Madonna delle Grazie, e a Rovetta addirittura due: la Madonnina e la Madonna di Lourdes a S.Lorenzo, a Castione, Bratto la Madonna di Lantana. Gli ex-voto più antichi del nostro Santuario risalgono alla metà dell'800 e appartengono ad Antonio Brighenti ed alla sua scuola come quelli di altri Santuari, vedi ad esempio Lantana, Ardesio, che da quanto si può dedurre era un pittore che si dedicava alla pittura degli ex-voto.

San Lorenzo Di Rovetta...alcuni cenni storici

S.Lorenzo viene festeggiato il 10 Agosto, è venerato come il protettore dei bibliotecari e dei cuochi, il suo nome significa nato tra i lauri. Visse nel secondo secolo d.C. e morì sotto il regno di Valeriano. Subì il martirio come quasi tutti i santi raffigurati nei dipinti degli altari laterali. Era parente di Papa Sisto secondo originario della Spagna, ma morì a Roma che gli ha dedicato più di 30 chiese onorandolo maggiormente dei suoi patroni S.Pietro e Paolo, era anche parente di S.Vincenzo martire pure originario della Spagna dove vi morì. Aiutò durante la sua vita il Papa che lo creò arcidiacono, che volle seguire quando fu imprigionato e a sua volta martirizzato ma questi glielo impedì affidandogli l'incarico di occuparsi dell'assistenza ai poveri. In questo periodo l'imperatore Valeriano gli impose di consegnarli il tesoro della chiesa, e S.Lorenzo le esaudì subito portandogli in gran numerosi suoi assistiti, questi sentendosi deriso lo condannò ad essere arso vivo. Anche in questa occasione Lorenzo mostrò la sua prontezza di spirito, infatti durante il suo martirio sulla graticola chiese ai suoi aguzzini di rivoltarlo perché da una parte era cotto, e che potevano assaggiarlo per sapere se era più buono crudo o arrostito. Tutto questo accadeva il 10 Agosto 258 d.C. la tradizione vuole che le stelle cadenti della sera di questo giorno siano chiamate "Lacrime di S.Lorenzo" quasi che il cielo voglia ancora piangere la morte di questo santo. Nel nostro quadro appena restaurato S.Lorenzo è dipinto rivestito da diacono appoggiato ad una graticola, la sua faccia rivolta verso chi lo osserva ha un'espressine arguta.
S.Narno è il primo vescovo di Bergamo, la tradizione vuole che sia nato a Rovetta, vissuto sotto l'imperatore Costantino. Organizzò i cristiani bergamaschi, fece costruire la basilica sul luogo di sepoltura di S.Alessandro a lui dedicata. Compì anche un pellegrinaggio in Spagna per visitare la tomba di S.Giacomo a Compostela. In seguito affidò la diocesi al suo successore Viatore. Quando morì il suo corpo venne sepolto nella Basilica di S.Alessandro, la sua effige è conservata sotto l'atrio della Curia Vescovile di Bergamo in Città Alta.
Siamo all'inizio del 1400, sono in corso le battaglie tra i Guelfi e i Ghibellini, ovvero tra il Papa e l'Imperatore, quindi tra il Vescovo e i Nobili.
Di fronte a noi c'e' il castello dei Suardi di Bergamo, famiglia di nobili. Alle nostre spalle prati e dossi e alcuni paeselli, quasi tutti di Guelfi.
Ora numerose fazione di Guelfi stanno arrivando, ancora una volta, tornano all'attacco, sono in molti e arrivano da tutt'intorno.
Fragore, polvere, spari, urla, soldati che muoiono, altri feriti, un'altra aspra battaglia, ma qusta volta è davvero la fine: il castello è completamente distrutto.
Ora è silenzio. Solo lo strepitio di un fuoco che piano si spegne e lascia nell'aria un velo di fumo. Il velo lento si dissolve ed ecco apparire la chiesetta, quella che era dentro il castello, la chiesetta dedicata a San Lorenzo. (il nome del paese!).
Nella distruzione, la chiesetta del castello fu risparmiata.
Così il castello o più precisamente le rovine e tutto il territorio di sua pertinenza, 13.308 pertiche bergamasche, fu alienato e posto in vendita. Venne suddiviso in 90 parti e ad ognuna assegnato il valore di lire 100 imperiali. Gli acquirenti mantennero unito il territorio e costituirono una società, che poneva all'incanto, cioè in affitto, di anno in anno, al miglior offerente i vari appezzamenti di terreno o di pascolo. La società si diede un proprio statuto, con un ristretto comitato di gestione, un caneparo (tesoriere) e un camparo (guardia campestre) che ogni anno riuniva l' assemblea dei soci, dove si ripartivano gli utili. A questa società fu dato il nome di Compagnia dei Capi 90.

Quando nel 1636 Rovetta si smembrò da Clusone , facendo Comune a se, 75 parti o Capi su 90 del territorio della Compagnia furono assegnati a Rovetta. Nel frattempo, nelle vicinanze della chiesa dell'antico castello, dedicata a S.Lorenzo, erano sorte delle abitazioni, così come sui vari terreni di proprietà della Compagnia, eran sorte piccole costruzioni,fienili, ricoveri per attrezzi, ecc. che in seguito divennero case abitate.
Così si formò questa Frazione, inizialmente composta da case sparse, ora integrata da graziose villette.
Per la vicinanza a Songavazzo e anche perchè la parrocchia di Songavazzo possedeva un Capo nella Compagnia, la chiesa del castello passò di lus patronato al parroco di Songavazzo che ufficiò non senza contestazioni da parte della parrocchia di Rovetta che possedeva 4 Capi fino all' 8agosto 1863 quando il vescovo Pier Luigi Speranza la smembrò da Songavazzo e la decretò parrocchia a se', ponendo fine alle contestazioni.
Maturò subito I' idea di costruire una nuova chiesa iniziata però solo nel1898 edificata sulle rovine del castello e consacrata il 1O ottobre 1900. Si tratta di un bella costruzione in stile Neorinascimentale su progetto delll arch. Virginio Muzio.
Possiede diverse opere dl arte già appartenute alla vecchia chiesa. Segnaliamo la tela di S.Lorenzo con i santi Rocco e Sebastianol antichi protettori della Compagnia dei Capi 90 che è di Domenico Carpinoni di Clusone (m. 1658). Le tre tele del coro dedicate a S.Lorenzo e alla prigionia e martirio dei santi Fermo e Rustico dipinte nel 1796 dal clusonese Lattanzio Querena autore anche della pala della Madonna del Rosario. La pala di S.Antonio è invece di Enrico Benzoni (1888) autore anche delle 14 stazioni della Via Crucis.
Negli anni 1907-8 i fratelli romani Alfredo e Saturno Tosti furono incaricati della decorazione generalel eseguendo anche affreschi e tempere. Nel 1970 Antonio Pasinetti rinnovò semplificandole in parte le decorazioni e intonò la tinteggiatura su valori più caldi e luminosi. La statua della Madonna La Marel è di A.Ghislandi che recuperò parti della precedente scolpita un secolo prima dal rovettese Giacomo Angelini detto Cristina. Moderno ma prezioso è Il altar maggiore eseguito nel 1945 con la collaborazione dello sbalzatore Attilio Nani di Clusone.11 campanile che incorpora Il antico è del 1913 su progetto di Luigi Angelini.
(Cenni storici di Camillo Pezzoli).

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Pagina aggiornata il 19/03/2024