La chiesa parrocchiale è dedicata a tutti i santi, e nel corso dei secoli ha subito delle modifiche che hanno cambiato completamente l'aspetto originario. Subisce parecchi rifacimenti, uno nel 1652, nel 1852 e l'ultimo nel 1913 e 14, anni in cui viene ampliata dall'architetto Elia Fornoni. Durante questo intervento viene realizzato il tranzetto e la cupola coperta dall'esterno da un tiburio ottagonale. All'interno ci sono parecchie opere d'arte. L'altare maggiore, opera tra le più belle di Andrea Fantoni, costruito nel 1722, ha il paliotto che raffigura il sacrificio di Melchisedec, medaglioni che raffigurano: a sinistra l'istituzione dell'Eucarestia, a destra Gesù che lava i piedi a S.Pietro.
Il portello del tabernacolo è opera di Attilio Nani e raffigura la cena di Emmaus. Sopra il tabernacolo c'è la statua sella fede che regge il libro delle scritture. I due angeli grandi sopra l'altare sono stati donati da Andrea Fantoni in cambio di un banco in chiesa per la sua famiglia. Le statue ai lati dell'altare raffigurano a sinistra S.Narno e a destra il beato Giovanni Marinoni, entrambi originari di Rovetta. Il coro dietro l'altare maggiore è opera sempre della famiglia Fantoni ed è del 1630 circa , ci sono alcune figure maschili chiamate Telamoni, sono figure molto piccole scolpite in legno di Bosso, nello stallo centrale c'è un medaglione raffigurante "il sacrificio di Isacco". Il quadro dell'altare Maggiore è opera di G.B.tiepolo, è stato dipinto nel 1734 e portato a Rovetta nel 1736 e rappresenta la Madonna in Gloria con vari santi tra cui S.Pietro,S.Paolo, S.Narno, S.Giovanni Battista e altri santi. Il bozzetto si trova al museo Poldi Pezzoli di Milano. Questo quadro è stato fatto su incarico di Andrea Fantoni, il quale ha conosciuto il Tiepolo tramite il suo amico Bartolomeo Llitterini. L'ancona (cornice) è stata fatta dal fratello di Andrea, Gian Bettino. L'organo è opera della ditta Serassi ed è stato costruito bnel 1864, la cantoria ha un bassorilievo che è opera di Grazioso il Vecchio, raffigurante il trasporto dell'Arca Santa. Di Andrea Fantoni è l'altare della Madonna della Mercede, eseguito nel 1725 circa, ha un bassorilievo raffigurante l'Annunciazione e un altorilievo raffigurante la Natività di Maria. Il quadro è di Bartolomeo Litterini.
Ai suoi piedi c'è la tomba di Andrea Fantoni, con la scritta "qui giacciono le mie ossa ma non le mie opere"; in quanto esse sono sparse in vari luoghi.
L'altare dei morti è stato fatto intorno al 1790, ed il quadro è di Bartolomeo Litterini, raffigurante Gesù che libera le anime purganti. L'altare della Madonna del Rosario ha un quadro di un artista veneto del 1600. Questi ed altri sono stati fatti nel 1790 circa. Sempre dei Fantoni in questa chiesa c'è il fonte battesimale, che è stato fatto nel 1460 circa da Bertulino Fantoni, primo dei Fantoni di cui si hanno notizie certe come scultore. Gli affreschi della cupola e del soffitto sono di alcuni artisti bergamaschi come i fratelli Zappettini, Saturno Tosti e Lattanzio Querena. Nella saletta museo sono conservati un Crocefisso processionale in legno di Ulivo e una statua di S.Rocco di Andrea Fantoni (sua opera giovanile) e numerosi ritratti di Parroci.il campanile è stato eseguito su progetto di Andrea Fantoni con la cupola in rame a forma di cipolla. Nel 1797 i Francesi confiscarono circa la metà degli arredi sacri in quanto alcuni sono stati parzialmente salvati da Donato Fantoni.
Nel 1409 Rovetta diventa una parrocchia autonoma, per un decreto del vescovo mons. Francesco Aregazzi, datato 2 Aprile 1409. La chiesa viene consacrata invece nel 1444, dal vescovo mons. Ploidoro Foscari. Quella di S.Lorenzo rimane invece unita a Songavazzo da cui si stacca solo nel 1863. Vengono distaccati come comune nel 1647 da Lcusone con un atto datato 13 Ottobre, da un documento risulta che in quel periodo erano abitati complessivamente da 652 anime, le strade per recarvisi erano tre: una era la strada che passava per Sovere, ed è l'attuale strada della val Cavallina; una invece era quella che passava per il Pizzo Formico ed andava in Val Gandino, questa strada era importante in quanto in autunno i pastori che erano numerosi in questa zona la percorrevano per vendere la lana ai fiorenti lanifici di Gandino e Leffe. La terza via invece passava per Gorno ed arrivava a Vertova, comunque avevano anche una mulattiera che passava per Ponte Nossa e costeggiava il fiume Serio, ma non era frequentata in quanto vi erano frequenti furti, che attualmente viene ricalcata dalla attuale strada provinciale. Dal 1529 al 1530 Rovetta e S.Lorenzo vengono flagellate dalla peste, nella zona vennero costruiti i lazzaretti (ospedali per malattie infettive contagiose), uno a Salecchia e uno nel Lò. Un notaio, Giacomo Cacciamali, scrisse vari testamenti e morì di peste anche lui. I morti di questa epidemia erano seppelliti dove sorge l'attuale cimitero di Rovetta, che era chiamato Croce, perchè in mezzo ad esso vi era un grande Crocifisso in quanto era costituito da una grande fossa coperta da sassi. Questo cimitero è stato terminato nel 1812. Nel 1734, ci fù una grande siccità e presso la casa dei signori Fantoni, venne trovata una sorgente d'acqua che dissetò non solamente gli abitanti di Rovetta ma anche quelli di Fino. La storia di queste due località e degli altri paesi vicini segue le stesse vicende storiche di Bergamo. Nel 1423 venne messo in vendita e venne comperato da una compagnia o società formata da famiglie facoltose di Clusone, Rovetta, Fino; Onore e Cerete. Questa compagnia comperò anche tutto il territorio circostante ed il suo monte, quello
che in pratica è oggi il territorio di S.Lorenzo. Importante è il nome di questa compagnia, che giunse a chiamarsi Capi Novanta; i documenti dell'attività di questa associazione li troviamo negli archivi delle chiese parrocchiali di questi comuni: Rovetta, Clusone, Onore, Songavazzo, Fino, Cerete. Essa proseguirà le sue attività (che consistevano nell'allevamento del bestiame, nello sfruttamento dei terreni agricoli e in alcune attività artigianali come il taglio e la lavorazione del legno) fino al '700 dopodichè si scioglierà. L'ultimo verbale conservato e del 22 Settembre 1717 redatto da Jacobus Mandelli notaio e riguarda una contestazione di alcuni diritti della corporazione che per le vicende dei tempi cessava le sue funzioni.
Le rovine di questo castello sono situate attualmente dove sorge la chiesa parrochieale di S.Lorenzo, da antichi documenti risulta che aveva la forma di ferro di cavallo, era circondato a Sud da mura poco alte che ci sono ancora in parte e a Nord-Ovest da un fossato. Si possono ancora vedere i resti di questa fortificazione, che era ben protetta da tre lati dalla parete rocciosa che in quel punto scende quasi a picco sul fiume e sulla fronte era difeso da un fossato, che se le circostanze lo richiedevano, veniva colmato d'acqua. Un ponte levatoio permetteva l'entrata e l'uscita delle persone e delle merci, ed in caso di pioggia isolava il castello dagli assalti nemici. A detta di qualche anziano del luogo esisterebbero ancora nelle vicinanze alcuni tratti delle gallerie sotterranee che servivano agli abitanti del castello per comunicare con l'esterno e con eventuali soccorritori in caso di assedio. Dai primi atti della compagnia dei Capi Novanta (primi del '400) risulta che il territorio attorno ad esso era incolto e senza case, c'erano alcune piccole stalle e la montagna era ricoperta di boschi e prati, per cui ne consegue che i primi abitanti furono allevatori di bestiame.